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Relazione d’aiuto è: chiedere supporto per davvero

Giulia Scandolara Counseling e relazione d'aiuto

Molte persone credono che chiedere aiuto significhi liberarsi verbalmente dai pesi, lamentandoli. Fine. È una convinzione comprensibile, ma profondamente errata e limitante, se parliamo di Counseling.


"Devo sfogarmi"

Il vero aiuto non è mai mero sfogo, ma propone un cambio di posizione interiore, là dove si vuole ad esempio andare oltre il dolore.  Ecco perché è indispensabile che il cliente si attivi, e si lasci allo stesso tempo “condurre” dal Counselor.


I clienti che pagano una consulenza, e sperano di potersi lamentare e basta (a volte anche per un intero percorso) sono persone che non stanno davvero chiedendo aiuto.

 

Counseling: non è una valvola di sfogo

La relazione d’aiuto, quella autentica, nasce quando ci si prepara a guardarsi con occhi nuovi, per rivedere sé stessi  e le proprie difficoltà, riconoscendo ciò che c’è e ciò che manca.


Il Counseling propone un movimento profondo, che coinvolge sensazioni, emozioni, pensiero e presenza.


Iniziare un percorso di Counseling significa ascoltarsi davvero, valutare ciò che emerge, riallinearsi quando serve, prendere le distanze da ciò che non ci sostiene più, e accettare che il cambiamento richiede coraggio.


Questo processo non può accadere, se l’unico intento è sfogarsi.

 

Smettila di lamentarti

Quando l’incontro con un professionista diventa un monologo, quando ci si oppone in modo sottile o esplicito alla guida che si riceve, quando si resta fermi sulle proprie convinzioni senza lasciarsi toccare da ciò che emerge, beh, non si sta realmente chiedendo aiuto.


La consulenza è stata pagata, ma l’ora è stata vana.


Pagare non basta: serve disponibilità interiore al cambiamento

È importante dirlo senza mezzi termini: un percorso è efficace solo se nella persona che chiede aiuto c’è disponibilità ad aprirsi e a mettersi in discussione.


Il confronto con la realtà, e la sua accettazione. Quando il cliente vuole lamentarsi, senza cambiare nulla del suo modo di vedere e agire, il percorso diventa un investimento che non porta frutti o benefici.


La persona può avere la sensazione di aver sprecato tempo e denaro. Non per mancanza di valore del professionista, ma perché manca la vera condizione per cui il lavoro può accadere: la volontà, da parte del cliente di confrontarsi con ciò che emerge. Aggiungo: la volontà di cambiare, là dove serve farlo.


Counseling: ti lascerai aiutare?

Prima di iniziare un percorso è essenziale chiedersi se si è davvero pronti ad accogliere un punto di vista diverso, e a farsi guidare.


Bisogna riflettere a lungo, per non usare lo spazio della consulenza come un contenitore di lamentele. È piuttosto un luogo in cui osservare i propri schemi e lasciare che qualcosa possa cambiare.


Il contributo della Gestalt: qui e ora, senza elusioni

L’approccio che utilizzo si ispira alla visione gestaltica di Fritz Perls. Il terapeuta propone un metodo diretto, vivo, che non consente troppi nascondigli a chi vuole scappare da sé stesso.


La Gestalt mette al centro la consapevolezza e la responsabilità personale. Riporta l’attenzione a ciò che accade nel momento presente. Non è un approccio che permette di restare nell’autocommiserazione o nella narrazione infinita del problema.


Il cliente e la sua volontà di cambiamento

L’approccio gestaltico, porta invece a vedere e rivedere come ci si muove nel mondo, quali emozioni entrano in gioco, cosa si sta evitando, quali confini mancano.


È un approccio attivo, ripeto. Non neutro. Non passivo. E, soprattutto non è indulgente verso l’atteggiamento elusivo o la procrastinazione.


Chi entra in un percorso di questo tipo scopre presto che non si resta spettatori del proprio malessere: si diventa parte viva del processo di cambiamento.


Cosa significa davvero lavorare con me

Quando una persona intraprende un percorso con me, non le chiedo di sapere già da dove iniziare. Le chiedo qualcosa di molto più semplice e, allo stesso tempo, molto più impegnativo. Chiedo la disponibilità a guardarsi e a rivedersi.


Questo permette di scoprire ciò che spesso resta nascosto. Si crea allo stesso tempo un confronto sincero, capace di trascendere il lamento per approdare a una direzione concreta.


Il cambiamento prende forma quando non ci si aggrappa più alle vecchie narrazioni, quando si accetta che la consapevolezza a volte è scomoda, ma sempre liberatoria. Solo così si permette alla propria storia di respirare e riorganizzarsi.


Nel mio lavoro porto presenza, visione professionale, una guida calibrata, e un approccio che non perde tempo in giri di parole.


Ma ciò che dà forza al percorso è l’impegno reciproco: io accompagno, la persona si mette alla prova. Indico il punto cieco, la persona dovrebbe accettare sinceramente di guardare e notare quel punto cieco in cui si è “infilata” (è solo un esempio).


Mi faccio portatrice di ordine e direzione, ma la persona deve valutare seriamente di accogliere ciò che emerge, dall’ora di consulenza, come dal percorso.


Capire quando è il momento di iniziare

Il momento giusto è quello in cui si comprende che lo sfogo non basta più. Senti che ripetere gli stessi schemi non porta da nessuna parte.


Quando emerge anche solo un desiderio sottile di fare un passo diverso, allora ha senso prenotare un’ora di consulenza. Si può iniziare un percorso quando si accetta che il cambiamento richiede partecipazione.


Prenota la tua consulenza: un’ora può farti cambiare prospettiva

Prenota un’ora di relazione d’aiuto solo se sei pronta o pronto a incontrarti con sincerità. Inizia un percorso solo se vuoi davvero mettere in discussione ciò che oggi ti blocca.


Inizia, sapendo che dovrai lasciarti guidare attraverso un approccio diretto ma profondamente umano. Un’ora può portare chiarezza, riequilibrio, direzione. Un percorso breve può aprire uno spazio nuovo, concreto, in cui finalmente si smette di girare in tondo.


La relazione d’aiuto funziona quando diventa un incontro reale e autentico, non un contenitore di lamento. Se senti che è arrivato il momento di iniziare a muoverti, per andare oltre la difficoltà, allora sappi che sono qui per accompagnarti.


Giulia Scandolara - Gestalt Counselor


 
 
 

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