
In questo articolo ti spiego tutto quello che devi sapere prima di iniziare un percorso di Counseling online con me.
Per “Counseling” s’intende: relazione d’aiuto a breve termine, supporto emotivo, orientamento, miglioramento della consapevolezza personale in momenti di trasformazione.
Perché iniziare un percorso di Counseling
L’obiettivo di un percorso di Counseling può variare a seconda della situazione. La persona che inizia un percorso lo fa per imparare a capire le proprie emozioni. Oppure può decidere di lavorare su di sé per ricevere supporto emotivo in una fase difficile della propria vita.
Lavoro, relazioni, gestione dello stress, miglioramento dell’autostima personale: queste sono le principali motivazioni per cui ci si rivolge a una Counselor.
Le regole dell'aiuto: informati prima di iniziare
Quando si intraprende un percorso di Counseling, è fondamentale comprendere che la relazione d’aiuto si basa su principi chiari e imprescindibili. Affinché il mio lavoro possa davvero esserti utile, è necessario che ci siano alcuni presupposti.
Come cliente, infatti, sarai chiamata o chiamato a rispettare delle regole, perché l’aiuto “passi”, e si renda possibile. Ti faccio un elenco delle cose da tener presente, se vuoi davvero iniziare un percorso con me:
1. Il Counseling non fa magie ma è un processo attivo
Se desideri ottenere risultati, è essenziale che tu sia disposto a metterti in gioco. Come Counselor ti offro uno spazio di ascolto e strumenti per il cambiamento, ma il lavoro interiore è una tua responsabilità. Se ti aspetti soluzioni immediate o passi preconfezionati, questo percorso potrebbe non essere adatto a te.
2. La disponibilità al cambiamento è essenziale
Se vuoi davvero lavorare su di te, devi essere davvero aperto o predisposta al cambiamento. Resistenze e paure sono normali, ma se non sei disposto a esplorarle con sincerità, l’intervento d’aiuto non potrà portare i benefici sperati.
3. L’onestà e la trasparenza sono fondamentali
Un dialogo sincero è alla base di ogni percorso di aiuto. Se nascondi informazioni importanti o cerchi di manipolare la situazione, il nostro lavoro insieme diventerà inutile. Non sei qui per compiacermi o per dare risposte “giuste”, ma per comprenderti.
Non si entra in consulenza per sfidare i professionisti ma per lasciarsi condurre. Lo specifico soprattutto per le persone che, nella propria vita, anche per lavoro, sono “propense a comandare”. Lo ribadisco: è necessario non entrare in competizione con me, in un testa a testa improduttivo poi per il cliente.
4. L’Impegno richiede continuità e costanza
Il cambiamento non avviene in una sola seduta. Il Counseling è un processo che richiede tempo, e i risultati dipendono anche dalla tua costanza.
Se salti gli incontri o non metti in pratica quanto esploriamo insieme, l’efficacia del lavoro ne risentirà. Sembra banale specificarlo, ma questo è il motivo principale per cui molti interrompono i percorsi: portati all’atto pratico non seguono quelle buone prassi che porterebbero a un cambiamento effettivo, e al superamento del problema.

5. Non posso aiutarti se non vuoi essere aiutato
Il desiderio di lavorare su di sé deve venire da te (e non può nemmeno essere un effimero desiderio transitorio: quindi: valuta bene). Se sei qui solo perché qualcuno ti ha spinto a farlo, senza una tua reale volontà di cambiamento, il percorso sarà inefficace.
Sei tu il protagonista della tua trasformazione. Prima di iniziare è essenziale per te comprendere se vuoi davvero lasciarti aiutare. Non mi stancherò mai di sottolineare l’importanza di questo punto, perché, gran parte delle persone che “dicono” di voler essere aiutate, entra in consulenza dimostrando l’esatto opposto.
Fai una riunione con te. Prenditi molto tempo per rispondere a questa domanda (mi lascerò davvero aiutare, o metterò in discussione Giulia, appena mi porterà "al nocciolo della questione?") per evitare di “buttare all’aria” il nostro viaggio, in corso d’opera.
6. Il rispetto e la fiducia sono basi indiscutibili
Il nostro spazio di lavoro deve essere fondato sul rispetto reciproco. Ciò significa che non accetterò atteggiamenti di svalutazione, aggressività o manipolazione. Io sono qui per supportarti, ma non per subire abusi emotivi.
7. Il Counseling non sostituisce la terapia psicologica
Se il tuo problema richiede un intervento clinico o psicoterapeutico, sarò la prima a indirizzarti verso un professionista adeguato. Il Counseling si occupa di sostegno, crescita personale e benessere emotivo, ma non tratta disturbi psicopatologici.
8. La responsabilità della tua vita è nelle tue mani
Io posso offrirti strumenti e uno spazio sicuro per esplorare le tue difficoltà, ma non posso prendere decisioni al posto tuo. Il cambiamento dipende da te, dalle tue scelte e dal tuo impegno.
9. Se sono più giovane di te, questo rappresenta un problema?
Devi pensarci molto bene, prima di acquistare un percorso. Molte persone si sentono a disagio nell’essere aiutate da qualcuno più giovane di loro. Altre, poi, finiscono per imporsi “perché più grandi a livello anagrafico”.
È importante che tu rifletta su questo aspetto: se la mia età rappresenta per te un ostacolo, sarà difficile costruire una relazione d’aiuto efficace.
Il Counseling si basa su competenze, ascolto profondo e professionalità, non sull’età anagrafica. Se hai dubbi o pregiudizi su questo punto, prenditi il tempo per capire se sei pronto o pronta ad affidarti.
I sabotaggi più comuni nel percorso di Counseling
Un percorso di crescita non è sempre lineare e può incontrare momenti di difficoltà. Spesso, i clienti mettono in atto alcuni sabotaggi inconsci che impediscono il lavoro proficuo:
Attacchi personali al/la professionista: criticare il Counselor come persona, piuttosto che valutare il suo operato, è una forma di difesa per evitare il vero lavoro su di sé. I clienti devono sempre restituire i propri rimandi in modo opportuno, e profittevole per loro stessi: “quello che mi stai dicendo mi sta facendo provare rabbia”. È buono, per tutti, che il cliente impari a obiettare in modo sano. Resta su di sé, e non attacca o aggredisce verbalmente il professionista. Dice ciò che prova, e dà il suo rimando in modo da facilitare la relazione e lo scambio
Perdere entusiasmo alle prime difficoltà: la crescita non è sempre piacevole. Se ti aspetti un cammino facile e indolore, potresti voler riconsiderare le tue aspettative. Ricevere aiuto significa spesso sentirsi frustrati, ad esempio perché il professionista “non ci aiuta come noi vorremmo, ma per come ci serve”. Se decidi di dare fiducia a una professionista, non ritrattarla alle prime difficoltà
Non accettare la frustrazione come parte del cambiamento: dai social media può sembrare che tutto debba essere immediato e senza fatica, ma la realtà è diversa. La trasformazione passa attraverso momenti di difficoltà, e questo è normale. Chi non considera questi aspetti rischia di restare deluso o delusa dai professionisti che incontra, non perché questi siano incapaci, bensì perché il cliente ripone su di loro delle aspettative irreali
Se dopo aver letto questo articolo ti senti pronta o pronto a intraprendere un percorso di crescita consapevole, sarò felice di accompagnarti in questo viaggio.

Il mio orientamento: è importante comprenderlo
Devi sapere che i Counselor sono molto diversi tra loro. È tua responsabilità chiedere chiarimenti in relazione al tipo di orientamento e approccio che il Counselor tiene, sessione dopo sessione.
Quando parlo di “orientamento e approccio” mi riferisco più semplicemente a come di verrà dispensato l’aiuto. Per evitare fraintendimenti, ti spiego come aiuto, e quali filoni tengo presente, per la relazione d’aiuto a breve termine.
Come ti aiuto, attraverso la Gestalt Therapy
Sono una Gestalt Counselor (si pronuncia “Ghestalt”) e il mio modo di aiutare fa riferimento alla figura di Fritz Solomon Perls e al suo atteggiamento irrazionale.

La “terapia gestaltica” (o “Gestalt Therapy”) è un approccio psicoterapeutico sviluppato da Fritz Perls, Laura Perls e Paul Goodman negli anni '40 e '50 del ‘900. Si basa sull'idea che l'individuo vada considerato nella sua totalità (mente, corpo, emozioni) e che il focus dell’aiuto debba essere posto sul “qui e ora”. Non c’è infatti un lavoro di scavo nel passato, aspetto che lasciamo alla psicologia.
L'obiettivo della Gestalt Therapy è aiutare la persona a prendere consapevolezza dei propri schemi di pensiero, emozioni e comportamenti, favorendo l'autoregolazione (capacità di regolare sé stessi e le proprie emozioni) e la responsabilità personale.
Oltre a Fritz Perls è molto conosciuto il nome di Carl Rogers. Il suo approccio gestaltico, però, è molto diverso da quello di Perls e, per il tuo bene, è necessario comprendere le differenze tra i due.

Differenze tra Carl Rogers e Fritz Perls
Nella pratica di aiuto Carl Rogers (fondatore della “terapia centrata sul cliente”) e Fritz Perls (fondatore della “terapia della Gestalt”) avevano approcci diversi nella conduzione della terapia.
Ruolo del consulente o Counselor
Rogers adotta un atteggiamento empatico, non direttivo e accondiscendente. Il consulente o la consulente è un facilitatore che aiuta il cliente a trovare le proprie soluzioni senza guidarlo.
Perls è più provocatorio e diretto. Sfida il cliente ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni e a essere consapevole delle proprie emozioni nel presente. Questo è il modo in cui accompagno le persone al cambiamento.
L’intervento non è compiacente, quindi non seguo sempre i miei clienti “ovunque essi mi portino”, ma li conduco, e ottimizzo il percorso perché diventino responsivi e più prossimi al cambiamento.
Focus sul passato vs. presente
Rogers: anche se il focus principale è sulle emozioni attuali, per chi segue la scuola rogersiana il passato viene esplorato, se necessario per comprendere meglio il presente.
Perls: insiste sul "qui e ora", ritenendo che il passato sia irrilevante se non viene vissuto nel presente. Da questo punto di vista, infatti, come Counselor leggo nel comportamento del cliente tutto ciò che è foriero delle sue “problematiche”. È sulle problematiche del presente, che lavoreremo, perché sono quelle che davvero impattano la sua quotidianità.
Tecniche utilizzate
Rogers: utilizza l'ascolto attivo, il riflesso empatico e la creazione di un ambiente altamente accogliente. Gli interventi del consulente sono pochi, il cliente o la cliente viene lasciato parlare a lungo, per vedere dove conduce questo dialogo personale.
Perls: usa tecniche più esperienziali, come la “sedia vuota” (per dialogare con parti di sé o con persone assenti), il lavoro sul corpo (il suo ascolto e la sua inclusione nella relazione d’aiuto) per rendere il cliente più consapevole delle sue emozioni. È la strada che attuo, nei miei percorsi. Gli interventi del consulente sono mirati, attivi, e stringono al punto.
Il mio compito è poi quello di riconnettere la persona al proprio sentire, e insegnarle a auto-regolarsi di fronte alle future sfide, a partire dall’ascolto delle proprie emozioni. Una persona che è capace di tradurre le proprie emozioni è una persona emotivamente indipendente, e libera di scegliere, senza restare in balia delle proprie difficoltà.
Visione del cambiamento
Rogers: crede che il cambiamento avvenga spontaneamente quando la persona si sente accettata incondizionatamente e può esprimere sé stessa liberamente.
Perls: vede il cambiamento come un processo attivo in cui la persona deve affrontare le proprie resistenze e assumersi la responsabilità della propria vita. Il consulente o la consulente non sperano che il cambiamento arrivi spontaneamente, ma lo innescano con la propria presenza, e agendo in modo attivo nei suoi confronti, durante il tempo dell’aiuto.
Le provocazioni, quanto il toccare punti scomodi non sono atti fini a sé stessi, ma sono da intendersi come veri e propri acceleratori del cambiamento. Questo è l’aspetto più difficile da accettare (da parte dei clienti) ma è anche l’aspetto trasformativo che connota la modalità lavorativa di Perls.
Stile comunicativo del/la Counselor
Rogers: usa un linguaggio gentile e accogliente, evitando confronti diretti.
Perls: può essere provocatorio e talvolta persino brusco, per scuotere il cliente e renderlo più consapevole.
Non decidere "di slancio"
In sintesi, l’approccio di Rogers è più passivo e “docile”, mentre quella di Perls è più orientato all'azione e alla consapevolezza immediata.
Se pensi che queste condizioni siano troppo impegnative, ti invito a riflettere sul perché. Il cambiamento inizia da qui, da una tua decisione consapevole.
Se non pensi che io sia la persona giusta, non prenotare alcuna consulenza.
Se ti piace la mia incisività, ma sai che non la accetterai, non iniziare un percorso con me. Se hai già fatto una consulenza, e questa consulenza ti è piaciuta, ricorda che il percorso è però più lungo e impegnativo, di una singola ora di lavoro.
Ricorda infine di leggere bene le condizioni di rimborso, se scegli di acquistare un pacchetto da 5 o 10 consulenze.
Giulia Scandolara - Gestalt Counselor
コメント