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Com'è cambiata la coppia nella modernità


Ci siamo stravolti. La coppia, un tempo ancorata a ruoli precisi e valori condivisi, oggi naviga in acque molto, molto diverse dalla passata staticità.


La relazione a due non è più la “cellula stabile” che è stata per secoli, ma si è trasformata in una forma liquida, spesso inquieta, che rispecchia i profondi mutamenti della società contemporanea.


Ecco perché, parlare di coppie, non è solo un affare privato, ma un fatto che ci chiede ampiezza di visione, e riflessioni legate alla sfera della nostra società.


Tra libertà e smarrimento

Siamo peggiorati come esseri umani? No, siamo cambiati!


Dobbiamo avere il coraggio di guardare in faccia questi cambiamenti per comprenderli, senza colpevolizzare il singolo quando, in amore, le cose sembrano non funzionare.


L’amore nell’era dell’individualismo

Il capitalismo ha riscritto le priorità esistenziali: oggi, la realizzazione personale viene spesso prima della costruzione di un “noi”.


Il mito della carriera, l’urgenza di performare, l’ideale della felicità privata (che ha superato quello della felicità religiosa o comunitaria), e l’iperconnessione digitale ci hanno resi, paradossalmente, più soli.


Il partner, da “compagno di vita”, che una volta era anche un'ancora sociale, oggi è chiamato a essere tutto: amico, amante, motivatore, complice, guru spirituale, compagno di crescita. È ovvio che questo carico generi una certa pressione.


Serve una nuova educazione sentimentale

In questo contesto, la crisi della coppia non è un fallimento individuale: è il sintomo di un cambiamento culturale collettivo. Non siamo sbagliati noi, nella nostra soggettività. Piuttosto, stiamo patendo pressioni fortissime che spesso nemmeno vediamo.


Le regole del gioco sono cambiate, ma nessuno ci ha fatto caso.


Ecco perché ci troviamo smarriti, bisognosi di relazioni ultra-performanti, ardentemente bisognosi d’amore, e al contempo terrorizzati dall’intimità. Tutti questi stati dell’essere si alternano senza sosta, mentre, in una frequentazione, oscilliamo tra il “non è abbastanza” o il “voler troppo”.


L’emancipazione femminile e la rottura del vecchio patto

Uno snodo cruciale di questa trasformazione è corrisposto con l’emancipazione della donna. Non è stato solo un passo verso la parità (ancora priva di reciprocità, ahimè): è stato un vero e proprio tsunami.


Per secoli, l’uomo è stato “protettore” e “fornitore”, in una dinamica di potere tacitamente accettata. Ma quando la donna ha ottenuto indipendenza economica, diritto di parola, autonomia sessuale e sociale (cara grazia!) è diventato evidente ciò che prima si dava per scontato: la relazione era profondamente sbilanciata.


Oggi, uomini e donne cercano un incontro alla pari, ma senza modelli chiari. Per forza: quelli del passato non vanno più bene. E c’è una nuova pagina tutta da scrivere, quando si parla di stare insieme.


In pochi decenni sono stati stravolti secoli di riferimenti culturali

I vecchi copioni sono saltati, ma i nuovi non sono ancora stati scritti. E così, più che amarsi, ci si fraintende.


Si cerca la fusione, ma ci si perde. Si vuole l’intimità, ma si ha paura della dipendenza. Un gran bel caos, insomma.


Nello scenario entrano poi sedicenti esperti dell’amore (i love coach) che tagliano via il contesto e lasciano gli incontri “su un fondo bianco”, come se le relazioni non si incastonassero all’interno della società. Che danno!


Smarrimento e adultità

Questo smarrimento non è un fallimento personale. È la diretta conseguenza della perdita di riferimenti condivisi. E dobbiamo fermarci a riflettere.


Tecnologici e sentimentalmente impreparati

Abbiamo imparato a usare uno smartphone ancor prima di capire come comunicare davvero i nostri bisogni emotivi. Sappiamo come ottimizzare il tempo, ma non come costruire uno spazio fisico affettivo tangibile, in cui incontrarci. Abbiamo imparato a “funzionare”, ma non a sentire in relazione.


Gli adulti di oggi – sì, anche quelli in giacca e cravatta con mutuo e responsabilità – non hanno ricevuto un’educazione sentimentale.


Non ci è stato insegnato come amare (come lasciare, come restare, come scegliere davvero). E non abbiamo una grammatica dell’amore moderno.


La via per ritrovare l’equilibrio: il Counseling

Credo che, in questo contesto relazionale frammentato, il contributo del Counseling sia determinante.


Un percorso di Counseling non rappresenta una terapia nel senso classico.


La relazione d’aiuto a breve termine non è poi “il posto” in cui si cercano i colpevoli nel passato. Perché nel Counseling guardiamo avanti e ci apriamo al mondo delle relazioni, quelle che sono attorno a te, ora, e quelle che ancora devi darti il permesso di vivere.


Counseling e maturazione relazionale

Il Counseling rappresenta un vero e proprio viaggio di consapevolezza. Impari a leggere quello che ti succede, sì, ascoltando le tue emozioni e chiarendo i tuoi pensieri. Ma impari anche a riconnetterti al mondo con il suo vissuto collettivo.Ti riguarda!


Mi piace definire il Counseling una palestra delle relazioni. Ogni percorso è un vero e proprio laboratorio dove si allenano empatia, ascolto, autenticità e coraggio.


Scegli di educarti

Imparare ad amare è un atto di maturazione personale. Significa prendere le redini della propria vita affettiva e dire: voglio capire come funziono nelle relazioni, voglio imparare a scegliere in modo consapevole, voglio crescere attraverso l’incontro con l’altro, non distruggermi.


Per questo, se ti senti confuso o confusa nelle relazioni, non pensare che ci sia per forza qualcosa di “rotto” in te. C’è solo bisogno di una guida, di uno spazio in cui imparare a sentire, leggere, comprendere.


E allora, fai un passo verso te: scegli di educarti all’amore. Il Counseling è un ottimo punto di partenza per diventare finalmente adulti, anche nei sentimenti. Un percorso ti permette poi di costruire relazioni autentiche, libere, vere. Finalmente umane.


Giulia Scandolara - Gestalt Counselor

 
 
 

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